Premessa
La nostra ipotesi di base è che stiamo vivendo una strana “ri-edizio- ne” degli anni ‘20 e ‘30 del XX secolo, e che quindi non possiamo non continuare a interrogarci su che cosa sia oggi il fascismo. Per fissare su- bito un punto, precisiamo che il riconoscimento di somiglianze, di eter- ni ritorni, non è mai del genere “a specchio”, in quanto la somiglianza implica al tempo stesso una certa identità e una certa non identità, o una certa identità e una certa differenza. Anche se talvolta è indispensabile creare nuovi concetti per descrivere la specificità del funzionamento dei dispositivi di controllo, di assoggettamento e di dominio attivi nella nostra società, riteniamo che si correrebbe un rischio ancora maggiore a lasciar cadere completamente la parola “fascismo”. È, infatti, proprio dal potere politico inteso nel senso più classico – quello dei partiti e dei governi per intendersi – che viene lanciato l’appello a voltare pagi- na sbarazzandosi definitivamente di un termine che, a sentir loro, non avrebbe più nessuna ragione di esistere. Dal nostro punto di vista, si tratta invece di continuare a mantenere il termine fascismo proprio nel momento stesso in cui si prova ad analizzare che cosa ci sia di radical- mente “nuovo” nel fascismo stesso; o meglio: il vecchio termine “fasci- smo” potrà essere svuotato nella misura in cui riusciremo a riempire di percezioni, analisi e visioni l’aggettivo “nuovo” che l’accompagna.
In generale, c’è da dire che l’attuale controversia sul “ritorno del fascismo” mobilita due punti di vista speculari. Alcuni vedono il fasci- smo ovunque: simile alla fenice della mitologia, l’aquila fascista sarebbe risorta dalle proprie ceneri per tornare a volare al di sopra delle nostre. Secondo altri invece continuare a parlare di fascismo sarebbe una for- zatura anacronistica: l’epoca delle camicie nere e dell’olio di ricino si è conclusa a Piazzale Loreto nell’aprile del 1945 e non tornerà più. I brevi scritti che qui riproponiamo cercano di rimettere in discussione questa doppia banalizzazione.
Una delle ipotesi che si può dedurre da questa breve antologia è che il fascismo non tramonti definitivamente con il progresso dello Stato di diritto, né si ripresenti nella forma di un “cattivo passato” che non passa, ma tenda piuttosto a trasformarsi. In fondo, riconoscere le meta- morfosi storiche del fascismo significa far proprio l’unico motivo ancora valido per conservare questa parola. «E cercare così, non solo di esten- derne il campo semantico e di tessere altrimenti la trama dei nostri rap- porti con esso, ma anche di fare luce sulle poste in gioco di un “nuovo fascismo” del presente».
Si consideri ora il dualismo «o democrazia o fascismo», che implica a sua volta la doppia identificazione: fascismo = male, democrazia = bene. In base alla logica binaria, tra democrazia e fascismo scorre una linea di separazione netta, rigorosa. Da un lato la democrazia con tutta la sua radiosa tradizione di libertà e uguaglianza, governo della legge, separazione e limitazione del potere, Dichiarazione dei diritti dell’uo- mo e del cittadino, sistema rappresentativo elettivo, Stato di Diritto, Welfare State; dall’altro il fascismo con la sua oscura tradizione mitolo- gica e messianica, l’identificazione carismatica delle masse con le figure del Duce e del Führer, l’adozione di una politica della purezza del Blut, dell’ordine e della pulizia, lo stato corporativo, autoritario e di polizia, le leggi razziali, i campi di concentramento, la pianificazione della guer- ra per il dominio mondiale, nonché per lo sterminio degli individui e delle razze inferiori. Tale alternativa drastica, che ha conferito al mondo occidentale una forma duale, ha preso consistenza ontologica a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. È l’effetto della vittoria sulla potenze nazi-fasciste a installare nella realtà storica il principio dicoto- mico «o democrazia o totalitarismo». È l’euforia della vittoria ad ali- mentare la certezza che, in fondo, la democrazia avrà sempre la meglio sul totalitarismo e che le dittature fasciste o del proletariato, in quanto pure incarnazioni del male, saranno sempre sconfitte e punite. Qui di- cotomia logica e dualismo del bene e del male, traendo reciprocamente vigore, pongono in essere un nuovo principio di realtà. Ma, in realtà, dietro le cose c’è sempre «tutt’altra cosa».
Attraverso regimi discorsivi diversi – filosofia, letteratura, riflessione militante, analisi della cultura di massa -, gli autori richiamati in queste pagine ci dimostrano che fascismo e organizzazione totalitaria dello Stato non vanno necessariamente assieme: un’organizzazione politica formalmente democratica può essere costruita su basi concretamente fasciste. La pura forma della democrazia, insomma, si può ben concilia- re con la sostanza di valori tradizionali, repressivi e antidemocratici. In fondo, si potrebbe dire che la verità del fascismo è che non c’è un solo fascismo. La verità del fascismo è che infinite forme di fascismo sono possibili, e questo proprio perché «il fascismo in sé è come una spe- cie di forma pura a priori capace di evolversi radicandosi in discorsi e pratiche inedite, valori e forme d’azione che non ci aspetteremo mai di ricollegare al “fascismo” così come siamo abituati a pensarlo – e a criti- carlo». In tal senso, diversi segni stanno ad indicare che si sta aprendo in Occidente un nuovo fronte politico di lotta, la cui posta in gioco è il sé, l’anima, la dimensione etica, la forma di vita. Se oggi le nuove forme di fascismo s’installano direttamente sul piano etico (e/o psicologico) dei processi di soggettivazione, allora il nuovo antifascismo dovrà necessa- riamente fare i conti con questa dimensione.
link download: FASCISMO ARCHEOLOGICO e NUOVI FASCISMI
Indice
9 Premessa
15 Autonomia operaia e militarizzazione dello stato dalla rePubblica di Weimar al terzo reich Nicola Massimo De Feo, Bari, 1977
35 Fascismo, George Lester Jackson in id. con il sangue agli occhi, penitenziario San Quentin, California, USA, 1971
49 Le giornate d’ Aprile Editoriale di «rosso contro la repressione» , n. 15, Milano, marzo-aprile 1975
57 Manifestazione fascista, Pier Paolo Pasolini in id. Petrolio, Roma, 1975, pubblicato postumo Einaudi, Torino, 1992
63 Prefazione, Michel Foucault in G.Deleuze, F. Guattari, anti-ŒdiPus: Capitalism and Schizophrenia, Viking Press, New York, 1977
71 Il Fascismo a venire, Pierangelo Di Vittorio in AA.VV, l’ uniforme e l’anima. Indagine sul vecchio e nuovo fascismo, Actuel, Bari, 2009
87 Una Politica nuova, James Graham Ballard in Regno a venire, 4th Estate, London, 2006
99 Democrazia d’eccezione, Fucina 62, Roma, 2013
103 Identità senza Persona, Giorgio Agamben in id. Nudità, Nottetempo, Roma, 2009
115 Territori e nuovi Fascismi, Fucina 62, Roma, 2015