Il Luogo
Abbiamo preso in affitto un locale in via Ettore Giovenale 62, uno spazio che è allo stesso tempo una cristallizzazione di quel desiderio e un’apertura al possibile.Discutendo e facendo delle cose insieme abbiamo maturato un desiderio comune: farla finita con l’apatia e la separazione che governano la vita quotidiana e sperimentare la creazione di uno spazio di condivisioni e di lotta raggiungibile da chiunque voglia “abitare” questo territorio. In questo senso non siamo una somma di individui che aprono un contenitore di simpatiche attività. Partiamo da una sensibilità condivisa che è politica ed esistenziale e che vuole divenire una determinazione sempre più collettiva.Siamo persone con storie e provenienze differenti, giunti in questo quartiere con modi e tempi diversi-c’è chi vi abita, chi ci lavora, chi vi ha stretto amicizie e chi semplicemente lo trova maggiormente accogliente rispetto ad altri spazi metropolitani.
Un luogo che pensiamo da subito come qualcosa di comune e che riesca a proiettare praticamente questa inclinazione sul territorio dentro il quale ha l’ambizione di esistere. Anche per questo chiediamo il sostegno di tutti, di tutti coloro che pensano sia giusto e possibile organizzarsi nella crisi dandosi i mezzi della propria autonomia dall’economia e dallo Stato.
Vogliamo dotarci di mezzi per vivere e lottare e per far questo abbiamo dei progetti (infoshop, autoproduzioni, archivio storico di movimento, inchiesta nel quartiere) e altri ne verranno ma la cosa più importante per noi risiede nel fatto che ciascun progetto sebbene possa nascere da un desiderio singolare o da un bisogno individuale, sia messo a disposizione di tutti.
I Soldi
Per far vivere questo spazio la questione dei soldi è difficilmente aggirabile. Del resto si tratta di pagare ogni mese un affitto per una serranda su strada in un quartiere in via di gentrificazione come il Pigneto. Inoltre ulteriori risorse sono necessarie per rendere il luogo accogliente, aggiornare il materiale in distribuzione e favorire gli incontri. Potremmo risolvere questa annosa questione fissando un prezzo per ciascuna cosa o servizio che il luogo offre, ma rifiutiamo l’ onnipresenza di merce e denaro che mediano i rapporti e preferiamo risolvere questa questione collettivamente.
L’insieme delle spese mensili ammontano a circa 800 euro (l’affitto, le utenze, i costi di stampa e produzione del materiale in distribuzione, l’acquisto dei libri per l’archivio comune, le spese necessarie per i progetti e le iniziative, e tutto ciò che serve per rendere questo spazio come è).
Per noi è fondamentale mantenere in vita questo luogo e tutte le possibilità che esso offre, per questo chiediamo a tutti coloro che lo attraversano in varie forme e che in esso intravedono altrettante possibilità, di partecipare al suo mantenimento attraverso piccoli contributi o iniziative. Per ciò che concerne l’affitto mensile, potremmo installare una specie di barometro che ci indicherà a che punto siamo arrivati con i soldi. Quando i 600 euro di affitto saranno stati raccolti ed il barometro arriverà a zero questo verrà tolto e la questione dei soldi sparirà con esso, almeno nel nostro spazio.
L’Infoshop
Fucina 62 nasce anche con lo scopo di incrementare la circolazione di materiale autoprodotto e libri che aiutino a leggere e stimolino ragionamenti collettivi su ciò che oggi accade nel mondo, scosso ad ogni latitudine da fermenti rivoluzionari.
L’infoshop è organizzato in quattro settori: uno di archivio storico di movimento, un altro di biblioteca comune con testi in consultazione, un terzo dedicato alla vendita dei libri ed infine quello relativo al materiale autoprodotto (documenti, fanzine, magliette e stampe serigrafate, adesivi, opuscoli).
L’infoshop non è una libreria, cioè non è un’attività commerciale, I testi in cosiddetta vendita non servono a incrementare un profitto, ma a far si che ci sia una circolazione il più varia possibile. Intorno ai testi in distribuzione vogliamo creare e tessere relazioni. Ogni libro in vendita ha un suo prezzo comunque trattabile. Ciò che è per noi importante non è ricavare un profitto, ma far circolare delle idee. Ci sono già molti siti, blog che fanno circolare idee critiche, controinformando, però tutto ciò si svolge su un piano virtuale. L’infoshop al contrario, dà invece delle possibilità reali di incontro, per tessere relazioni e organizzarsi in tempo crisi.
L’Uso dello spazio
Noi non siamo proprietari di questo luogo, nè vogliamo gestirlo come tali, riproducendo in esso le stesse relazioni mercificate che impone la forma di vita capitalistica, vorremo invece restituirlo all’ uso collettivo. poiché solo l’uso comune di mezzi permette di neutralizzare il possesso e la proprietà. Come ha detto di recente qualcuno “l’ uso si riferisce alle cose in quanto non possono diventare oggetto di possesso”. In questa dimensione di spazio Comune quindi alla libertà di proporre attività e di circolare in esso attivamente corrisponde una cura dello spazio condivisa.
Vorremmo quindi che questo spazio fosse usato con affezione da tutte le persone che lo attraversano.