Spunti di riflessione intorno a spettacolo, repressione e solidarietà.
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Giovedì 12 novembre 2015 la Procura di Milano ha emesso provvedimenti di arresto nei confronti di dieci compagni (cinque italiani e cinque greci) in relazione ai fatti del Primo maggio No Expo. A ciò si aggiungono cinque persone perquisite e indagate a piede libero.
Ministro Alfano, è una giornata speciale per la sicurezza. Sei mesi di indagini per incastrare i No Expo. Soddisfatto? – “Le operazioni sono tre e riguardano fronti diversi ma ugualmente importanti: mafia, terrorismo e punizioni durissime per chi voleva rovinare l’immagine dell’Expo nel mondo e, dunque, dell’Italia”. Il Sistema Italia, quindi, non “molla la presa”!
Le accuse sono gravi: si va dal travisamento alla violenza, dal tentato incendio al reato di “devastazione e saccheggio”, per il quale le pene vanno dagli otto ai quindici anni.
A questi arresti vanno aggiunte, come tengono a sottolineare soddisfatti gl’inquirenti, una vasta serie di indagini ancora in corso, rivolte a verificare l’ipotesi di “una regia internazionale”, grazie anche all’analisi di una ingente mole di foto, video ecc. (600 Gigabite!).
A proposito di questi arresti, va sottolineato:
– l’utilizzo del mandato di arresto europeo nei confronti dei cinque compagni greci. Si tratta di una misura introdotta nel 2002 che sostituisce le procedure di estradizione tra gli Stati membri dell’UE con la consegna diretta e rapida allo Stato richiedente, eliminando di fatto il diritto d’asilo, uno dei cardini della storia politico-giuridica europea (si pensi a Mazzini, Bakunin, Marx e tutta la larga schiera di patrioti e “sovversivi” ottocenteschi, nonché agli emigrati antifascisti tra le due guerre ecc.);
– il fatto che, il giorno dopo gli arresti, i cinque compagni greci sono stati scarcerati (con il solo obbligo di firma), mentre il tribunale deciderà in merito a una loro eventuale estradizione (nel qual caso, si faranno il carcere in Italia: paradossi del diritto…);
– l’uso del DNA prelevato ai compagni greci fermati in tutt’altro contesto e successivamente al Primo maggio, in una sorta di “indagine a ritroso”;
– le vaste attività di “prevenzione” svolte nei giorni precedenti la manifestazione, che portarono: i quartieri popolari di Giambellino, porta Genova e Prealpi ad essere sotto assedio, tredici perquisizioni, otto case sgomberate, la Base di solidarietà popolare del Giambellino murata, Radiocane e Mandragola perquisite, oltre una ventina di compagni portati in questura, due arresti. In Giambellino, durante le perquisizioni, in un auto scassinata dalla polizia vengono trovate alcune bottiglie di succo di frutta, dei rotoli di carta igienica ed una tanica di benzina vuota. Questi materiali andranno a costituire la prova d’accusa di “costruzione di materiale esplodente” a carico di un compagno tedesco, per il quale il dibattimento è iniziato lunedì 2 novembre;
– l’esistenza di una “memoria”, fatta di migliaia di ore di registrazioni audio e video, di foto, di rilievi d’ogni tipo che cercano di avvicinare il sogno da sempre nutrito dalla polizia d’ogni tempo e luogo: la visibilità e il controllo totale.
Siamo convinti che la solidarietà nei confronti degli arrestati e degli inquisiti debba legarsi alla critica di Expo e di altri ’“grandi eventi” nonché all’analisi dei dispositivi penali disposti a sua protezione, contro chi vi si oppone.
Proviamo quindi ad avanzare alcune ipotesi e riflessioni a riguardo.