La Comune del Crocicchio presenta:
LIBERA FIERA DEL TERRITORIO
ARTI E MESTIERI
10-11 OTTOBRE 2015
VIA ROMANELLO DA FORLI’ – PIAZZA NUCCITELLI PERSIANI
PIGNETO
SABATO 10 Ass. Cult. Cambiapiano,via Romanello da Forlì 38/40
ore 17.30
Presentazione del film “DELL’ARTE DELLA GUERRA” regia di Silvia Luzi e Luca Bellino.
Saranno presenti gli autori
ore 19.00
Aperitivo e a seguire Incontro-dibattito con gli operai della INNSE, lavoratori autoferrotranvieri di atac e metro di Roma, lavoratori di poste italiane, assemblea a sostegno delle lotte dei lavoratori della logistica, collettivo ICS, operai FCA di Cassino (Fr) e Pomigliano (Na)
Le drammatiche e incalzanti trasformazioni del mercato del lavoro degli ultimi decenni consegnano oggi ai nostri occhi una situazione che sarebbe apparsa inconcepibile a chi, negli anni gloriosi del Novecento, lottava energicamente per ribaltare i rapporti di forza tra capitale e lavoro, contro il lavoro salariato, contro la vita messa al lavoro, contro il comando d’impresa sul lavoro. La sconfitta storica dei moti rivoluzionari degli anni 60/70 ha aperto la strada alla controrivoluzione, determinando, passaggio dopo passaggio, la realtà che oggi tutte e tutti noi ci troviamo a vivere. Il comando d’impresa è oggi egemone, anche culturalmente. L’ideologia del lavoro permea la retorica degli amministratori e le menti degli amministrati. La vita umana è diventata quella cosa che deve essere trascorsa a produrre ricchezza per qualcuno che poi se la tiene tutta per sé. Per qualche decennio la conflittualità operaia aveva comunque messo in piedi dei rapporti di forza che garantivano una serie di diritti e salari che permettevano di sopravvivere “dignitosamente”. La caduta della spinta propulsiva rivoluzionaria ha aperto la porta all’offensiva padronale che si caratterizza per la scomparsa di ogni tipo di mediazione sociale e per l’uso disinvolto di un autoritarismo sempre più marcato. La precarizzazione totale della forza lavoro è un dato acquisito così come la disoccupazione strutturale a due cifre, non avendo più il capitale bisogno di impiegare l’enorme quantità di forza lavoro di cui necessitava in passato, grazie soprattutto all’uso massiccio delle nuove tecnologie. L’uso politico della cosiddetta “crisi” ha determinato il passaggio di enormi quote di ricchezza dalle tasche dei ceti subalterni verso quelle delle elite iperborghesi. Una quota non quantificabile (ma rimarchevole) di lavoro si è spostato nel campo delle prestazioni lavorative non riconosciute e quindi non pagate (vedi la “fabbrica” Facebook, la cooperazione sociale informale, la messa a valore delle relazioni sociali, ecc). Con il dispiegarsi della produzione al di fuori della classica fabbrica fordista e quindi nei territori, abbiamo assistito paradossalmente all’estensione infinita della figura “operaia” (grande distribuzione, logistica, servizi alle imprese, agroindustria, formazione, false partite iva, ecc). Intanto i sistemi di sorveglianza e punizione a carico delle persone insubordinate permeano sempre di più le impostazioni strategiche della governance capitalista… Il risultato finale è un contesto di ricattabilità assoluta, che consegna al padronato del terzo millennio una nuova “classe operaia” alla mercè del comando d’impresa, al nuovo feudalesimo alla Marchionne, al nuovo schiavismo, alla povertà di massa. A questo dobbiamo sommare la difficoltà di accesso sempre maggiore alla sanità, alla formazione, ecc. Quindi da un lato una condizione sociale della nostra parte insostenibile, dall’altra, la corsa ad un lavoro purchessia pur di sopravvivere, il tutto condito con l’abolizione di tutto ciò che non fa strettamente riferimento all’alienazione del produttore di merci. Altro che il “pane e le rose”. Quà ci dicono che dobbiamo essere contenti se facciamo due pasti (scadenti) al giorno. Rimane difficile, nella situazione data, argomentare “contro” il lavoro e la sua egemonia culturale. Coscienti del fatto che siamo forse solo all’inizio di un’epoca storica apocalittica (sia sotto il profilo sociale che ambientale), come provare a impostare una linea di dibattito che ci consenta di intravedere una luce in fondo al tunnel? Come parlare di lavoro senza cadere nella retorica lavorista alla Jovanotti? Come immaginare un percorso che rilanci ipotesi di trasformazione radicale, rivoluzionaria, degli assetti produttivi, del concetto stesso di lavoro, della società stessa? In giro per il vasto mondo non tutte le persone e/o aggregati sociali sposano le retoriche produttiviste e lavoriste. Non tutt* abbassano la testa. Numerose sono le esperienze che provano a costruire concretamente un approccio diverso alla realtà produttiva partendo da concetti quali autogestione e autorganizzazione, sganciandosi dalla “necessità” di avere un padrone dal quale farsi sfruttare, mettendo in piedi i primi tasselli di una società basata su relazioni sociali differenti. Realtà che prefigurano forme di vita basate sul valore d’uso e non sul valore di scambio, sulla solidarietà, la condivisione, la sussidiarietà. Arti e mestieri contro le nuove schiavitù, mentali e materiali. Possono queste esperienze fungere da base per una ripartenza della critica al lavoro salariato? Alcune esperienze recenti di conflittualità operaia sono riuscite a segnare dei punti positivi, vedi la straordinaria lotta dei lavoratori della logistica nel nostro paese. Possono essere riproducibili al fine di rilanciare un nuovo ciclo di lotte “lavoro vs capitale”? Alcune esperienze di movimento negli anni passati hanno provato, senza successo, a conquistare un reddito garantito “per liberarsi dalla necessità del lavoro”. Può essere questa un’ipotesi da prendere in considerazione nell’epoca della fine della mediazione sociale?
– Mercatino solidale dei produttori di TerraTerra
– Corredo musicale della piazza a cura di Roberto Fega
– Presentazione dei lavori artigianali della falegnameria di Fiorenzo e workshop di impagliatura di sedie con Mario.
ore 12.30
Pranzo sociale a cura di Fucina62
Ricette semplici, sane, fortificanti per ritrovare nel mangiare insieme il partecipare alla costruzione di una potenza comune.(portatevi stoviglie, posate e bicchieri da casa così limitiamo l’uso della plastica)
ore 15.00
“Valli a prendere”, Spettacolo teatrale in salsa farmacologica di e con Giovan Bartolo Botta.
ore 16.00-18.00
Workshop di panificazione a cura di “Revisioni del Tempo”.
ore 18.30
Presentazione/spettacolo del libro “Madonna anarchia” di Alessandro Karbon.
“Rinunciare a costruire mondi con le nostre mani vuol dire condannarsi ad un’esperienza da spettro”
Comitato invisibile, Ai nostri amici