“[…] La città, luogo dove l’offensiva all’esistenza è più forte e le armi di questa guerra sono ben affilate: il prezzo degli affitti, i piani urbanistici, le molteplici polizie, il dover pagare per tutto, i dispositivi di controlli sempre più sofisticati, il cinismo sulla maggior parte delle locandine e sulle bocche delle persone, il regno dell’individuo isolato, i quotidiani rapporti di merda, etc. Insomma, potremmo dire che abbiamo deciso di installarci nel cuore dell’ostilità. Ma non si tratta di prendere la città come pura negatività. E’ anche il luogo dove l’anonimato è possibile, dove esiste una coabitazione di diversi modi di vivere, il luogo di incontri improbabili, il luogo del conflitto e dei rapporti di forza, del vagare. E’ una questione di percezione. Puoivedere la città come un immenso campo di gioco, imparare ad abitarlo, farti il tuo proprio spazio.
“non abbiamo le stesse regole… solo lo stesso campo.” […]”